UKEMI
Lo studio delle ukemi rappresenta la fase più importante nell’addestramento di un nuovo allievo. Imparare a cadere infatti non serve soltanto a poter praticare il Judo senza pericoli, evitando di subire danni in seguito alle numerose proiezioni cui ci si sottopone quotidianamente. Una buona esperienza nelle ukemi serve soprattutto a togliere la paura di cadere, paura che, anche se non sempre avvertita coscientemente, tende ad irrigidire, a spingere ad una eccessiva prudenza che si traduce nel praticare un judo difensivo, ad essere un cattivo uke, a non essere sufficientemente sereni nell’attacco perché sempre preoccupati della possibile ritorsione. Il maestro Koike affermava spesso che nel Judo per imparare bisogna cadere.
Il metodo judo per attutire le cadute consiste nel mettere il corpo nelle condizioni di poter rotolare, assumendo una forma il più possibile simile a quella di una palla. In questo modo anziché battere al suolo l’intera schiena si tenderà a rotolare sul terreno diminuendo notevolmente la forza di impatto. La testa andrà posizionata in modo che risulti protetta e non urti il terreno. Un attimo prima di toccare il suolo bisogna battere sul tatami con una od entrambe le braccia allo scopo di scaricare sulle braccia l’energia dell’impatto e provocare un movimento di reazione contrario alla direzione di caduta. La battuta deve essere la più energica possibile, utilizzando l’intero braccio e dando un colpo secco che rimbalzerà sulla materassina. Concentrare l’energia della battuta in un solo attimo serve ad aumentarne la potenza ma soprattutto serve a rendere l’azione il più possibile diversa da quella di un appoggio sulle braccia. Quando si perde l’equilibrio ognuno di noi è istintivamente portato ad appoggiare a terra una mano od un braccio per proteggere il resto del corpo: in una situazione normale questa reazione istintiva è molto utile, anche se spesso porta ad una lesione dell’arto utilizzato. Nel caso del judo conosciamo invece dei movimenti per attutire la caduta appositamente studiati, che non provocano danno e non desideriamo quindi che una reazione istintiva ci impedisca di usarli.
Le cadute vengono studiate in tre diverse direzioni, in avanti, indietro e lateralmente; ciascuna di esse viene insegnata in gradi successivi di difficoltà, partendo dalla posizione più vicina al suolo ed alzandosi progressivamente per simulare l’azione di una vera caduta. Non dimentichiamo però che tutte queste cadute sono appunto una simulazione, un modo per abituare il corpo ad assumere determinate posizioni utili, ma una caduta reale, su proiezione, avrà sempre una dinamica lievemente diversa che dovrà essere compresa ed esercitata.
La caduta indietro si chiama ushiro-ukemi e viene praticata in tre gradi di difficoltà:
ushiro-ukemi 1° da seduti
ushiro-ukemi 2° da accovacciati
ushiro-ukemi 3° da in piedi
Il mento deve essere appoggiato al petto per rendere la schiena abbastanza curva da poter rotolare e va mantenuto in questa posizione fino all’ultimo per evitare di urtare con la nuca il suolo al termine del rotolamento. Le braccia battono il tatami con un apertura di circa 45° ed un movimento abbastanza elastico da farle subito rimbalzare; le gambe seguono il movimento alzandosi fin quasi alla verticale.
La caduta laterale si chiama yoko-ukemi e può essere effettuata nelle forme migi e hidari. Anch’essa viene praticata in tre gradi di difficoltà:
yoko-ukemi 1° da seduti
yoko-ukemi 2° da accovacciati
yoko-ukemi 3° da in piedi
Per l’uso del mento e la battuta del braccio vale quanto già detto per ushiro-ukemi. La caduta avviene diagonalmente, con una inclinazione di circa 45°, appoggiando a terra solo una parte della schiena.
La caduta in avanti viene genericamente indicata come mae-ukemi. Solo quando si desidera insegnare anche la forma precedente di mae-ukemi (senza rotolamento), per poterle distinguere si chiamerà mae-ukemi la caduta diretta e mae-mawari-ukemi quella rotolata.
La caduta diretta viene utilizzata molto raramente: è una forma antica che non rispecchia le caratteristiche di totale salvaguardia precedentemente esposte. Non si presta quindi ad essere utilizzata su proiezione. Viene conservata perché presente in alcuni kata e può essere impiegata quando non vi è spazio sufficiente per fare un rotolamento. Si esegue in due gradi di difficoltà:
mae-ukemi 1° da inginocchiati
mae-ukemi 2° da in piedi
Non va allenata a lungo poiché il contraccolpo che provoca può risultare nocivo.
La caduta rotolata è invece quella di quotidiano utilizzo e può essere effettuata nelle versioni migi ed hidari. Si pratica in quattro gradi di difficoltà:
mae-mawari-ukemi 1° con appoggio su due mani
mae-mawari-ukemi 2° con appoggio su una mano
mae-mawari-ukemi 3° su una mano, in movimento
mae-mawari-ukemi 4° saltando un ostacolo
Si rotola su un cerchio formato successivamente da mano, gomito, spalla, diagonale della schiena e fianco opposto; questo cerchio diviene sempre più ampio man mano che aumenta la difficoltà della caduta.
I nomi delle cadute possono talvolta essere letti con un diverso tipo di pronuncia, che riportiamo per dovere di cronaca, ricordando che le due diverse letture non debbono mai essere mescolate:
Pronuncia giapponese
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Pronuncia sino-giapponese
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ushiro-ukemi | koho-ukemi |
yoko-ukemi | sokuho-ukemi |
mae-ukemi | zempo-ukemi |
mae-mawari-ukemi | zempo-kaiten-ukemi |